mercoledì 21 gennaio 2015

i think a horse

Oak Town, Gennaio 2517

La locanda di Thomas Muller è poco più di una bettola, che sembra decente solo all'esterno a causa della sua posizione centrale. La gente va in quel posto perchè o ha pochi soldi e la necessità di restare in città, oppure per consumare incontri clandestini, potendo contare sul discrezione del locandiere. Muller non ha ancora sessant'anni, ha braccia abituate al lavoro manuale e con le quali tira sul bancone due bottiglie di whiskey; un sigaro in bocca che appesta costantemente l'ingresso della locanda e che oscilla leggermente al sorriso sornione che rivolge all'uomo che ha davanti, notando la giovane donna bionda che l'accompagna.
Lei, Sceriffo, è un uomo fortunato.
Chiudi quella fogna e dammi le chiavi della stanza.
I dollari vengono messi sul bancone, così come le chiavi della stanza; vengono recuperate, insieme alle bottiglie di alcol. E tira dritto, verso le scale che portano al piano superiore e alla stanza. Non si gira a guardare la donna che l'accompagna e se lei gli chiede qualcosa risponde solo quando scuotere il capo o annuire gli è impossibile. Poi, una volta che sono entrambi in stanza, è costretto a guardarla e guardarla spogliarsi davanti a sè. Prima di potersi spogliare a sua volta, prima di poterla raggiungere a letto, si scola una delle due bottiglie per intero. La seconda bottiglia viene intaccata di tanto in tanto, mentre il sudore gli scivola addosso, sulla pelle rovinata dalle cicatrici.

E' ancora notte fonda quando lascia la locanda, questa volta con la sola compagnia di Silver, che segue il suo padrone senza che debba tirarlo per le redini, e della seconda metà di whiskey della seconda bottiglia. Sulla neve barcolla, sul ghiaccio rischia di scivolare. La main street fino al Crazy Horse non è molta, ma fatica a raggiungere il saloon.
La tua fortuna, Silver, è che sei un cazzo di stallone. Un cazzo di stupido animale col cervello impostato solo a mangiare, cagare, cavalcare, scopare, muggire. Yes man, sei una cazzo di vacca.
L'alcol è decisamente troppo nelle vene, nello stomaco. E nonostante butti in gola alcol su alcol, non riesce ad annebbiare il ricordo del corpo e della pelle di Jordan, nè a cancellare il sapore e l'odore. Solleva troppo il braccio, per finirsi di scolare la bottiglia, la seconda quella sera, e così anche la testa: scivola all'indietro, sbattendo il culo, la schiena e la testa. Ma non si spacca, così come non si frantuma la bottiglia, attutiti dalla neve. Perde i sensi.

Si sveglia quando sente un principio di assideramento agli arti e alla schiena. E quando apre gli occhi, Silver gli sta lavando la faccia con la lingua.Ed è grazie all'animale che riesce a rimettersi in piedi, attaccandosi alle redini, e a restare in piedi, appeso alla sella. Quando ha di nuovo piantato i piedi a terra, vomita. Si ricorda quello che ha mangiato a cena. E così come è riaffiorata la bistecca di Jimbo, riaffiorano anche i sensi di colpa, la sensazione di disagio e la rabbia canalizzata contro sè stesso. Ha picchiato la testa, pensa che se la sarebbe dovuta rompere. La mano sinistra spesso corre alla fede nel taschino della giacca, ma non la raggiunge mai.
Vorrei essere un cavallo come te, amico mio; o come uno di quei panciuti cani dello sceriffo Mayer. Do you think? 
Il cavallo non risponde, ma sbuffa. Tiene il passo per sè e per il padrone. Ma non lo riaccompagnerà al saloon, ma alla stalla dove ha il suo box. Il fieno sotto il culo, il cavallo a fianco, non gli faranno patire il freddo. 

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