martedì 30 settembre 2014

son's eyes

Alaih-Zeh, Settembre 2516

Il proiettile sputato fuori dal moderno fucile da cecchino, ha seguito una traiettoria lineare, guidata dalla rabbia del cecchino. Avrebbe sparato alla gola, tra le clavicole, così che Pasha fosse morto soffocato dal suo stesso sangue, dopo diversi minuti, lasciandogli la speranza negli occhi di potersi salvare, magari. Invece no: il cecchino è stato avventato e non ha calcolato il vento, sbagliando di quei pochi gradi di inclinazione tali per cui il proiettile trapassa il cranio dello schiavista, spargendo attorno le sue cervella. L'operazione, comunque, è un successo.

Ha lasciato il fucile nella Last Dance, sostituendolo con un mazzo di fiori bianchi, delicati.
Ha lasciato il giubbotto antiproiettile per rimettersi addosso la sua giacca di tessuto sintetico.
Quando raggiunge la stanza dell'ospedale, all'esterno trova solo la madre di Omi Gawa-Shi, ma nessuna traccia del marito Satori, probabilmente troppo impegnato dal lavoro per essere lì; ed ha un groppo in gola mentre stringe la mano della donna dai lineamenti orientali, quest'ultima con gli occhi lucidi, ringraziandolo direttamente per aver riportato loro la figlia rapita. Chiede di entrare, e di stare qualche minuto con la giovane ragazza.

La guarda senza dire nulla, abbozzando un leggero sorriso sereno, quieto come pochi nelle ultime settimane. Lei ha ancora negli occhi il terrore degli eventi della notte trascorsa, l'incredulità di essere di nuovo libera. Si avvicina al mobiletto di fianco al letto, lasciando i fiori insieme agli altri portati lì.
Stai bene, ragazza?
Ha notato i bendaggi, i lividi che si è procurata la notte trascorsa. Ma lei non risponde ancora, non prima di annuire e rispondere in un inglese fortemente macchiato dall'accento orientale di Xinhion.
Tu sei l'uomo di Hall Point.
Trovando un annuire semplice del capo da parte del londineer. Omi gli chiede di avvicinarsi, di sedersi di fianco a lei sul bordo del letto e lui - seppure con una prima esitazione - decide di accontentarla.
Hai sparato tu dal tetto contro Pasha?
Avrei dovuto sparargli ad Hall Point.
Non riesce a nascondere quel pensiero, nè con la voce, nè con gli occhi.
Omi si tira un pò più avanti col busto.
Grazie.
Un ringraziamento al quale segue un bacio, puerile e semplice, all'altezza della guancia barbuta del neolondinese. E che resta spiazzato, immobile, rigido per qualche secondo. Poi il tutto si scioglie con un nuovo sorriso, molto più alto e lungo.
Non..non potevo lasciarti con quell'uomo.
Anche lei annuisce e torna con la schiena poggiata sui cuscini della branda dell'ospedale. Il silenzio segue per altri secondi, prima che l'uomo dia le spalle alla ragazza e si avvii fuori dalla stanza, fuori l'ospedale. Senza nessuna fretta, si asciuga con la mano sinistra gli occhi umidi ma felici.

E nonostante il peso di una nuova vita strappata via con i proiettili, un nuovo brandello di anima che gli viene strappata via come i tasselli di un puzzle, è felice. Non si possono salvare tutti, ma in quella notte passata hanno salvato qualche vita in più.

exodus day (16)

Capital City, Settembre 2516

[Il pacco viene consegnato con raccomandata alla portineria del complesso residenziale del centro di Cap City, proveniente dalla stazione postale di Hall Point. All'interno del pacco, grande quanto una scatola di scarpe, c'è una lettera, una coppia di piastrine militari, ed una sciarpa invernale, femminile, di chiara fattura greenler.]

Anche quest'anno, non sarò lì con te per l'Exodus Day, nonostante l'unica persona con la quale vorrei essere in questi giorni è proprio mia figlia.
Niente scuse. Greenfield potrebbe scomparire da un momento all'altro, colpito da un asteroide grande quanto un continente. Ma questo lo sai già; ciò che non sai è che saremo su quel pianeta con la nostra nave, perchè potremmo essere d'aiuto alla Marina. Sarò su Greenfield e se Greenfield non ce la farà, probabilmente non ce la faremo neanche noi.
Se non ce la farò, prenditi cura di tuo zio George che ne ha bisogno.
E se non ce la farò, ricordati sempre che tuo padre ti ha amato dal primo istante in cui ti ha visto, quando tua madre ti ha messo tra le sue braccia e non eri più grande di questa scatola di cartone.
 
Ti ha amato sempre, incondizionatamente. 
I love you, honey.
Dad

mercoledì 24 settembre 2014

flash

Horyzon, Settembre 2516


Il trilocale con soppalco l'ha scelto Lyn: non avrebbe affidato la scelta a persona migliore ed anche se non fosse stato così, lui non avrebbe avuto tempo per andare a cercare casa. Se lo dividono in due l'affitto e con i due stipendi la spesa è bassa. Dall'ingresso si accede al salone e alla cucina che coesistono insieme e da quella stanza tramite una scalinata si accede al soppalco adibita a camera da letto. Nessuna porta a separare i due ambienti, ma una tenda appesa per l'occasione. La privacy - a detta di Lyn - sarebbe servita più a lei che a lui. Dall'ingresso-cucina-living room per mezzo di un piccolo corridoio, due porte danno su bagno e seconda stanza da letto. L'appartamento non è piccolo, 150mq, è luminoso ed è splendidamente collegato con lo stadio dei Buccaneers e con il centro; sita in una zona residenziale tutto sommato tranquilla.

La casa quella notte è vuota, fuori piove e l'acqua si schianta contro le finestre; qualche lampo illumina a giorno l'appartamento. La luce che proviene dall'esterno è sufficiente a rendere obsoleta l'accensione di lampade all'interno. Sono le 4.12 del mattino, Drake ha rimesso piede in casa da poche ore. Una doccia, del cibo cinese in scatola. La casa quella notte è vuota: Lyn è ripartita con il resto dell'equipaggio per Greenfield. Il viaggio da Roanoke è stato uno dei più lunghi degli ultimi mesi, non per la distanza fisica - i parsec sono sempre gli stessi - ma per la distanza che si era creato in testa. La notte fatica a digerirla, il sonno fatica a digerire lui. Gli occhi spalancati sono piantati sul soffitto ed ogni volta che cade un fulmine, ha la sensazione che gli cada di fianco il colpo di un mortaio. Alcune notti i ricordi diventano così pesanti che sembrano vivi, presenti; alcune notti lo stesso essere distesi su un letto morbido viene scambiato per la roccia dura e fangosa delle trincee.

Si irrigidisce qualche secondo, quando sente il contatto caldo di una mano sul petto; ci mette qualche secondo a discernere realtà da sogno, seppure non abbia chiuso gli occhi un solo minuto. La mano è piccola, delicata, morbida e bollente.
Per la miseria, Drake, sei gelato.
Rimettiti a dormire.
Si tocca la fronte, sentendola bagnata di sudore come se fosse stato per ore sotto la pioggia. La mano sinistra la solleva a stento, atrofizzata e indolenzita. Solleva la schiena dal letto a fatica mentre la sinistra viene afferrata dalla destra cercando di stimolare la circolazione del braccio e riacquistare la sensibilità all'arto.
E' successo ancora?
Cosa?
La guerra.
La ragazza si scosta dalla propria parte del letto, raggiungendo l'uomo alle spalle e posandogli le mani sulle spalle, la testa tra le scapole. Le cicatrici all'altezza della spalla nascondono l'articolazione rimessa a posto dalla chirurgia all'avanguardia del Core. Lui non risponde, non si muove, guarda il braccio sinistro ed inevitabilmente, Il tatuaggio del braccio destro.
Susan mi raccontava, quando eravate sposati, che la nott..
Ora che c'entra Susan?!
Il tono dal neutro di prima, sfuma rapidamente in toni più scontrosi ma non ancora astiosi. La donna allontana le braccia dalle spalle, così anchè la faccia dalla schiena che sembra vibrare ancora a causa del rombo generato dalle corde vocali.
Niente, scusami. Non volevo tirarla in ballo. E' solo che..vorrei capirti e non me lo permetti.
Lui non si gira, non ruota gli occhi nè li schioda dal tatuaggio e dal braccio. Ripassa ogni lettera a mente, ogni significato che quelle lettere nascondono sotto di esse. La ragazza inspira a fondo rassegnata e stufa, allungandosi di nuovo sul letto.
No, è diverso. Tu non vuoi essere capito.
Sta per scendere dal letto, quand'è che le prende il braccio bloccandola. Scuote il capo. Lei allunga un sorriso; riprende posto di fianco a lui incrociando le braccia sul suo petto.
Durante la campagna invernale del sette, a Shadetrack lungo le trincee. Foreste prive di foglie, un metro di neve a terra. Gli indipendentisti ci avevano tagliato i rifornimenti per costringerci a ripiegare. Ma i rifornimenti arrivarono per altre linee e noi non ripiegammo. Allora decisero di usare un vecchio trucco korolevita..
Come fai a sapere che fosse korolevita?
Me ne aveva parlato un mio vecchio amico, prima della guerra. Anyway, durante la notte, quei bastardi ogni due ore scaricavano i mortai su di noi. Costantemente, ogni due ore, senza tregua. Ogni notte morivano due o tre dei nostri ma non era quello il loro scopo: loro volevano fiaccarci togliendoci il sonno. Ogni due ore, fuoco nemico in testa.
La ragazza non parla, resta in quella posizione in silenzio guardando sconcertata il viso dell'uomo che ha lì vicino. L'ha sentita tremare sopra di lui, durante il racconto.
Credo che tu debba rimettere le cose a posto con Susan, Drake.
Mi stai scaricando? - Ma per qualche strano motivo, la cosa lo fa sorridere.
Si, Drake. Tu hai bisogno di una donna come lei, vicino. Lei è forte.
Il sorriso di prima, divertito, si affievolisce. L'espressione del viso ha una consapevolezza tutta nuova. Annuisce, lei ha ragione. Lo bacia sulla fronte, si stacca. Resta dalla propria parte del letto.

Riesce a prendere sonno solo con l'alba, crollando fino alle cinque del pomeriggio. Allunga la sinistra tastando un lato del letto che però, come gli era stato anticipato, trova vuoto.

mercoledì 17 settembre 2014

writing the story

Montreal, Giugno 2510

Come gli avevano predetto, la presa della capitale di Spartaca gli viene raccontata, dai suoi commilitoni che lo vanno a trovare durante la riabilitazione o da quelli feriti come lui. Sono passati che una manciata di giorni dalla firma della resa ed i soldati si affannano tra le strade di Montreal senza tregua. Nella sua tenda, medica, c'è calma: esercizi su esercizi per poter essere dimesso il prima possibile.
Come va la spalla, ragazzo?
Non sa da quanto tempo quell'uomo lo sta guardando dall'ingresso della tenda. Un uomo sulla cinquantina, fisico statuario e solenne, una barba che nonostante l'età è ancora completamente castana, folta e lunga. Il Tenente si rimette in piedi e lo squadra dalla testa ai piedi, sotto alla divisa estiva tipica della Fanteria Unionista di stanza a Shadetrack. Non gli ci vuole molto per riconoscere l'uomo sotto i gradi di Capitano. Sorride.
Va bene, Capitano. Contando che in quattro anni non mi avevano mai colpito.
Mia figlia sarà felice di saperlo allora.
Un cenno del capo, poi un cenno della mano, di uscire fuori dalla tenda. E solo quando Drake è fuori, l'alto ufficiale gli porge un sigaro identico a quello che si mette lui tra i denti. Accende entrambi i sigari e poi riprende a parlare.
Sai Drake, quando mia moglie mi diede Susan mi sentii felice come non mai. 
E' una sensazione che conosco bene John.
Essì. la piccola Helena mi ha fatto sentire padre per la terza volta più che nonno. Ma non è questo quello che volevo dire. Sperai che mia moglie mi regalasse un maschietto, ma nacque Lois; fui comunque molto felice, intendiamoci, ma non riuscii mai a crescere un figlio. Insegnargli a pescare, andare allo stadio di pyramid, a guidare la moto. Tutte stronzate, vero, ma...
Ma?
Ma niente. Sono felice che mia figlia abbia sposato un buon uomo ed un ottimo soldato. 
Drake annuisce, leggermente, grato per la considerazione che aveva per lui. Ma non sembrava essere tutto. Un Capitano non si sposta tra due pianeti per parlare di frivolezze affettive, per giunta in piena guerra.
Russell - i toni diventano spiccatamente più seri e autorevoli - parte delle forze spaziali Alleate stanno convogliando a Sturges, per respingere la flotta Indipendentista. Mi hanno affidato una Heavy Cruiser da guerra da comandare e cinquanta Assaltatori sotto il mio comando per gli abbordaggi. Ti voglio Comandante a bordo della mia nave, a capo dei miei uomini.
Drake deve fare un rapido calcolo mentale. Comandante, stando ai gradi delle truppe d'aviazione, equivarrebbe ad una promozione di ben tre gradi; tutto in un sol colpo.
Ma non credo che sia possibile, Capitano.
Possibile, ti dico. Ne ho già parlato con l'Ammiraglio ed anche lui crede che, se condurrai i miei uomini come hai guidato gli uomini qui su Spartaca, il salto di grado sarà stato meritato. E poi si sa che nelle Forze Speciali si fa carriera molto più lentamente.
E' titubante, insicuro. Si guarda intorno, osservando le truppe di terra e poi si guarda alle proprie spalle, osservando i suoi compagni di battaglia feriti e degenti. Le piastrine militari che porta al collo. Solleva di nuovo lo sguardo: sorride.
Sono costretto a rifiutare.
Russell, porca miseria. - In un primo momento John si irrigidisce, arricciando lo sguardo e bucando il sottoposto con uno sguardo di piombo. Prima di inspirare a fondo e calmarsi. - Credo che tu non abbia capito. Qui si tratta di cambiare le sorti della Guerra. Io e te insieme, cambieremo questa guerra che, quando vinceremo, ci ricorderà come degli eroi. Io diventerò Ammiraglio, tu Capitano ed un giorno anche Ammiraglio, magari.
E Drake lo guarda, dalla stessa altezza, inspirando a fondo e scuotendo il capo, deluso, nel vedere negli occhi e sentire nella voce di quell'uomo che stimava, tutta quella ambizione sfrenata.
Chiedo il permesso di congedarmi, Signore.
E John Locke afferra il sigaro, rompendolo di rabbia, gettandolo a terra.
Te ne pentirai, ragazzo. Te ne pentirai quando sarà tardi.

Quando rientra in tenda, si allunga sulla propria branda.
Tu hai davvero rifiutato l'offerta del Capitano Locke?
Si, Caporale. Non mi interessa scrivere la storia; voglio finire questa fottuta guerra e tornare da mia figlia e da mia moglie.
Se tua moglie è la figlia di Locke, ti sei scavato una fossa con le tue mani, amico mio.
Il giovane sottufficiale ride; l'ufficiale ride, ma non prima di avergli rifilato un pugno all'altezza del fianco: bonario e cameratesco.

John Locke, 2510

lunedì 15 settembre 2014

a good hell

Capital City, Settembre 2516


Sono le 21.39 circa.
L'appartamento è all'undicesimo piano di una palazzina del quartiere popolare vicino alla stazione ferroviaria: un isolato dai binari dei treni, tre dalle corsie della superstrada. Per niente un bel quartiere; non per riposare.

Una donna sulla trentina ha raggiunto l'appartamento...2. Due. Qualcosa non gli torna. Aggrotta la fronte, confusa, e controlla i due appartamenti adiacenti: 51 e 53. Scuote il capo. Si è trascinata una valigia con la sinistra, mentre nella destra regge la busta con il cibo cinese che ha comprato al volo sotto casa, prima di salire; ce n'è abbastanza per due persone. Lascia la presa dalla valigia, passa la busta in quella mano, così che con la mano libera pigi sul citofono. Non suona. Riprova: nulla. Sbuffa: bussa tre volte; ancora niente.
Stai a vedere che l'idiota se l'è dimenticato.
Un passo indietro, gli occhi color nocciola e dal taglio orientale spaziano tutto intorno alla porta. Nota lo zerbino. Sorride. Si piega sulle ginocchia e solleva lo spesso zerbino verde pisello - pessimo gusto - commentando e recuperando la chiave di riserva con la quale apre la porta per poi infilarsi dentro l'appartamento. Chiusa la porta, lascia la valigia nel salottino, così da raggiungere la cucina e mettere il cinese sul tavolo. Non ha neppure bisogno di accendere la luce: la grossa insegna al neon che è appesa sul loro palazzo illumina quasi a giorno la cucina ed il salotto comunicanti. A quel punto recupera il cortex ed abbassa lo sguardo sul display, preme due volte, poi si ferma. Lo vede: nero, filiforme e sottile. Un paio di slip femminili buttati sul pavimento. Resta con gli occhi lì fermi per dei secondi.
Magari ho sbagliato piano.
Ma quando ci fa più attenzione nota che vestiti a terra delineano un percorso ben preciso, dalla cucina, al piccolo corridoio dal quale poi si aprono sia il bagno che la camera da letto. Decide di passare oltre gli slip e di seguire quel percorso: prima una maglia a maniche corte verde militare, di stampo maschile, poi una camicetta azzurra. A quel punto non ha più bisogno di osservare, i suoni che vengono dalla camera da letto sono inconfondibili. Quella donna ha un grande difetto: la curiosità. Al massimo - pensa - ho sbagliato appartamento, che vuoi che succeda. 
Piano, adagio, poggia la mano sulla porta e la fa scorrere per aprirla più della metà ed avere una chiara visuale del letto ad una piazza e mezza e delle due persone che sono lì sopra. la luce di una piccola lampadina illumina la stanza. Sorride abbondantemente, prende posizione poggiando la spalla al telaio della porta ed incrociando le braccia davanti al petto. E solo all'ora, si schiarisce la voce. L'uomo balza di schiena, infilando la mano sotto il materasso, evidentemente pronto ad estrarre qualcosa, la giovane donna non riesce neanche a realizzare cosa potrebbe accadere, immobile come prima. L'autrice della marachella scoppia a ridere invece.
Bum: morto, Sly Boy
What the fuck!?
E prima di rilassarsi, deve mettere a fuoco bene la donna. Fatto, sospira velocemente, riprendendo la mano da sotto il materasso e portandola alla faccia insieme all'altra.
Go to hell, Lyn.
Accetto volentieri un abbraccio, se prima però ti metti qualcosa addosso. Sei nudo come un verme.
Ma nonostante quello scambio di battute scambiato come tra due fratelli, o due commilitoni, nessuno sembra essere a disagio per quella situazione creatasi. Ma non sembra pensarlo allo stesso modo anche la ragazza, sdraiata sul letto e con le lenzuola tirate pudicamente sopra i seni a coprirsi. Drake ride come un idiota, Lyn sbuffa qualcosa come muoviti che sennò si fredda e quella povera donna di pessimo umore, e senza spiccicare una parola, raccoglie i vestiti, se li rimette rapidamente, e lascia l'appartamento.

Tornavi stasera. - Drake, dopo essersi sfregato i capelli, getta dietro la schiena il cappuccio dell'accappatoio. - Me l'hai detto e me lo sono dimenticato.
Ho notato, ho notato. Se non fossi abituata alla vista del tuo brutto culo, avrei quasi perso l'appetito. A proposito, carina la tua amichetta; carino anche l'occhio nero.
Prima è passato George, mi ha visto con l'occhio nero e si è preoccupato, nonostante mi abbiano già medicato. Però non aveva tempo di pensarci lui ed allora ha chiesto il favore ad un'infermiera di fare un salto: una giovane acrobata appassionata di Pyramid.
Per essere un'acrobata, non si muoveva gran chè.
E' perchè non le hai dato il tempo di scaldarsi.
Da parlare ce n'è molto, degli ultimi mesi e delle ultime settimane in particolare. Il lavoro, i Marauders, la difficoltà nelle tratte spaziali e le precauzioni delle compagnie civili.
La compagnia dove lavoravo ha perso molte navi nel border, poi ha cominciato a ritardare i pagamenti ed infine è fallita. E chi ci doveva pagare è fuggito nel 'Rim pur di non risarcire i suoi dipendenti. Ed ora mi trovo senza lavoro e senza un soldo. Non ti avrei invaso casa se non fosse stat...
Finiscila. Casa mia è casa tua. Puoi restare per tutto il tempo che vuoi.
Ti prometto che durerà poco.
Perchè invece, non cerchi un'appartamento più grande, che ci dividiamo in due? Mi sono stufato di questa bettola.
A quella proposta Lyn sorride raggiante, riacquistando il suo solito umore solare che quel discorso era riuscito a farle perdere.
Un appartamento non troppo lontano dallo stadio, così la mattina andiamo a correre.
Affare fatto Garden Runt.
E quel lavoro per la, come si chiama? Ah, si, la Shield. E' ancora valido Prick?
Certo, quando vuoi, vai a parlare con Coco.
Perfetto, chiappe mosce. Ora, mi butto in doccia. Ci vai tu sul divano?
Certo che si, Pea Princess.

domenica 14 settembre 2014

a lot of snow

North Makan, Marzo 2510

Le linee della Marina sono rimaste indietro, bloccate dall'artiglieria e dalle mine, oltre che dai spartani a difesa della Capitale: sganciare uomini dietro le linee nemiche per circondarle e per distruggere le strutture militari indipendentiste avrebbe permesso di velocizzare il tutto, seppure con un costo elevato. Intorno a Montreal un'intera divisione era stata mobilitata: la presa della capitale non poteva essere rimandata ulteriormente.

Nevica. A quei 300 metri d'altezza c'è come una coltre di nebbia davanti ai musi dei 25 elicotteri militari da trasporto. Le condizioni meteo non sono delle migliori, ma la situazione non può che peggiorare da un momento all'altro. 500 uomini vengono trasportati negli hangar di quei grossi uccelli di metallo, che guadagnano metri faticosamente guidati dai radar, aspettano solamente che la spia rossa diventi verde, di fianco al portellone spalancato.
Mi spieghi perchè cazzo noi ci stiamo cagando sotto dal freddo, a novanta piedi d'altezza, mentre il Capitano se ne sta al caldo a Blackrock? - Drake, al contrario del solito, sembra particolarmente scosso.
Cosa vuoi che ne sappia, evidentemente si sta portando avanti l'abbronzatura per l'estate. - Aaron al contrario, manifesta una totale calma e tranquillità, sghignazzando allegramente.
Il Maggiore McKenna è subentrato al posto del Capitano, per questa operazione. - E poi c'è Frank, che come al solito (dall'alto dei suoi 195cmx98kg) si impone prepotentemente e con l'umorismo di un orso.
Ci sono loro tre in testa al quell'unità di uomini, cosa che ormai fanno da anni.
Ma se non si apre il paracadute, dite che la neve riuscirà ad attutire la caduta?
Se cadi di culo si, Russell. Ma in quel caso, ci penserebbero le tue grosse chiappe a salvarti la vita.
Sul serio, King?
Nah, sarai morto prima di toccare il suolo. E' scientificamente provato che la gente muore prima di morire, se sà che deve morire.
Certo! Perchè lui è il Tenente So-Tutto-Io-Gao Shi! - Ed ottenendo la risata generale degli uomini.

Roy King ha trent'anni, originario di Xinhion. Conseguì una laurea in Chimica all'università di Gao Shi con l'intento di lavorare in una delle multiplanetarie mediche del Core. Quando scoppiò la guerra però, decise di arruolarsi ed entrare nel Genio per sfruttare le proprie conoscenze con gli esplosivi: nel 2509 venne trasferitò nei Gray Berets e da quel giorno divenne l'artificiere di quella compagnia.


Un minuto a North Makan.
Un accampamento a nord dei deserti del Taka Makan, tra la boscaglia, e a sud di Montreal. Un nome generico, dato ad un agglomerato di costruzioni militari poste a difesa del quartier generale nemico. Gli uomini sono pronti, ma a dare segnale di start è il fuoco dell'artiglieria nemica e la pioggia di proiettili che riempie il cielo. Il peggio che si aspettavano tutti. Diversi elicotteri esplodono in volo, con i soldati a bordo, mentre da quelli che restano in aria i soldati si gettano fuori dai portelloni.

Non tutti raggiungono il suolo, molti vengono colpiti in aria oppure vengono colpiti tra gli alberi dal nemico; ma la netta superiorità numerica fa subito la differenza. La resistenza indipendentista viene respinta dalla boscaglia verso il loro campo base, chiuso e cinto d'assedio, reso debole dall'effetto sorpresa e dall'aver mandato il grosso dell'artiglieria lungo le linee.
Dove cazzo è il Maggiore?
Abbattuto, Russell. La Compagnia Delta ci riferisce che la Fox e la Eagle sono al metà del loro effettivo. Mentre la squadra Gamma sta cercando di respingere la carica di un'unità nemica, da Sud.
Quella puttana ladra di Boros. Sergente, riferisci ai comandanti delle altre compagnie che il piano è variato. Fox ed Eagle di supporto alla Gamma e che respingano quegli spartani del cazzo. Beta di copertura con i mini-gun e con i l'artiglieria. Alfa di sfondamento: siamo quelli con più uomini. Piazziamo le cariche, facciamo saltare il quartier generale e poi ripieghiamo. 
Si, Signore, riferisco alle compagnie.
Gli ordini vengono comunicati, l'operazione inizia appena viene lanciato il via libera. La Compagnia Alfa viene spiegata all'attacco, suddividendosi in quattro così da ridistribuirsi sui quattro lati del campo e convergere al centro. La seconda compagnia resta in strada, sparpagliandosi tra le case ed appostandosi in copertura per favorire l'avanzata dalla prima. Nonostante la neve, l'aria è calda, densa dei detriti delle esplosioni e del sangue che si sparge sulla neve, il sangue degli Indipendentisti che vengono stretti come in quella morsa. L'edificio centrale viene raggiungo celermente.
King, dove dobbiamo piazzarle queste stramaledette cariche?
Il pilone portante, Russell: troviamone uno, facciamolo saltare, e tutto l'edificio è compromesso.
Annuisce, gli copre le spalle. Lo segue per una manciata di metri, finchè non raggiungono il punto prescelto. Roy piazza la carica, Drake e gli altri uomini rispondo al fuoco per fornire copertura all'artificiere. Roy alle proprie spalle sembra sul punto di esultare entusiasta, se non fosse che una scarica di proiettili lo trancia di netto, da un'angolazione che avrebbe dovuto essere sicura. Drake, prima di guardare il suo compagno, segue la traiettoria che ha percorso quella sventagliata di colpi e si ferma con lo sguardo dove un gruppo di uomini sono così vicini da poterli vedere in faccia nitidamente nonostante la neve. Solleva il fucile ed apre il fuoco con rabbia, colpendone un paio mentre gli altri rientrano i copertura, sparendo dalla propria visuale. A quel punto scatta in avanti, lasciando la propria posizione per inseguire quegli uomini e riprenderli, ma reso poco lucido dalla rabbia; si scopre e si rende un bersaglio facile, costandogli due proiettili: il primo in testa ed il secondo alla spalla, crollando a terra esanime ed in una pozza di sangue.

Si sveglia dopo molte ore, su una branda medica insieme a molti altri soldati.
Ben tornato tra noi, Drake.
La faccia di Aaron è la prima che vede quando apre gli occhi, con un sorriso goliardico in faccia ed un sigaro in bocca.
What a fuck...
Il tono incerto, spaesato, come se si fosse perso qualcosa di importante tra due eventi che non riesce a ricollegare.
Abbiamo preso il forte, massacrato un bel pò di Giubbe Marroni, resistito fino all'arrivo della Quinta Flotta da est: la prima ad essersi aperta un varco fin qui oltre le linee nemiche. 
Abbiamo vinto?
Montreal non è ancora caduta. La guerra qui, non è finita.
King?
Aaron inspira una lunga boccata di fumo, alzandosi dalla seggiola e recuperando da un mobiletto vicino l'elmetto dell'amico.
Purtroppo lui non è stato fortunato quanto te.
E gli poggia l'elmetto sulle gambe. Il casco di metallo presenta due buchi, uno d'ingresso ed uno d'uscita. Drake si tocca la testa, ma è priva di bende. Al contrario della spalla destra.
La presa di Montreal te la dovremo raccontare noi, zuccherino.
Eppure a quell'uomo, ferito ma ancora vivo, vincere la guerra in quel momento sembra l'ultima delle sue reali preoccupazioni.

Roy Stephen King, 2510

sabato 13 settembre 2014

operation Zed

Cherlestone, Novembre 2506


Quarantotto ore di licenza, quelle standard dopo il massiccio attacco alle porte di Tombstone; un attacco che vide il dispiegamento di tutta la compagnia Alfa ed i suoi 200 uomini. Un massiccio attacco, considerando come la guerra su quel pianeta fosse ormai finita da tempo. Al termine della licenza, riposati e rifocillati, gli ufficiali della Compagnia vengono richiamati al quartier generale della Marina su Greenfield. Il Capitano Richard ha consegnato un fascicolo ad ognuno di loro, mentre di fronte alle loro facce una proiezione holografica segue il discorso della donna.

Prima di tutto, complimenti per il successo dell'operazione: non avete sottovalutato il nemico e le sue forze rimaste, avete agito in fretta e avete permesso che informazioni rilevanti andassero perse.
Avete sentito? La mamma è contenta dei suoi cuccioli.
Fai poco lo spiritoso, Russell.
Frank, alle sue spalle, gli rifila una pacca pesante dietro la nuca, trovando come risposta un'occhiataccia crucciata del londineer ma quella compiaciuta del Capitano.
Come stavo dicendo, abbiamo recuperato informazioni importanti che ho inviato immediatamente al Comando Centrale nelle scorse ore. Vi spiego.
Wendy comincia a scorrere sull'holoschermo, fermandosi sull'immagine di Osiride e di una sorta colonna.
Mia figlia - un sussurro veloce, che Drake allunga ai due compagni (Frank e Aaron) seduti lì vicino - sa disegnare meglio.
Nessuno di voi - continua intanto Wendy - probabilmente conoscerà Osiride e Zed, tantomeno gli Egizi: questi ultimi erano una delle civiltà più antiche mai esistite della Terra-che-Fu.
Capitano?
Cosa c'è, Russell. Non interrompermi ogni fottuta volta che hai una stronzata che ti passa per la testa.
Si lo so, Maestr...cioè, Capitano: è solo che pensavo che la civiltà più antica fosse quella delle prostitute.
E giù di lì, una seconda sventola di Frank dietro la testa di Drake. Drake borbotta, a mezza bocca, qualcosa di poco chiaro.
Grazie Tenente Barrow. Dicevo, senza prolungarmi troppo costandoci l'attenzione dei nostri ufficiali più...svegli e capaci. Zed è la rappresentazione della spina dorsale del dio Osiride, dell'oltretomba per questi Egizi. Un simbolo sacro, simbolo di stabilità, vita eterna, vittoria del bene sul male. Zed è il nome con cui un Indipendentista si fa identificare dai suoi uomini ed a questo punto, non credo a caso. Ora vi mostro.
E' chiaro un pò a tutti, come il Capitano sia a conoscenza di vecchie nozioni storiche delle quali solo pochissime persone al 'Verse riescono ad entrare in possesso. E' una grande stratega militare, dicono persino che abbia fatto parte - giovanissima - dell'Intelligence stesso, prima di essere ricollocata nelle Forze Speciali. Intanto la proiezione scorre, mostrando quelli che sembrano i progetti per dei...
Missili: facilmente confondibili con delle semplici torpedini. Questi progetti, vi risparmio di decifrarli, sono in grado di mettere fuori uso irrimediabilmente i sensori di navi spaziali, stazioni spaziali, basi militari. In sintesi: un'arma che non può finire nelle mani degli Indipendentisti. Fortunatamente siamo entrati in possesso dei progetti in tempo per il loro recupero, ma le testate non sono più qui, ma in viaggio per il Central.
Gli ufficiali in ascolto restano spiazzati da quell'ultima rivelazione. Si guardano tra loro, cercano nei rispettivi occhi qualcosa che possa rassicurarli o tranquillizzarli. Ma questa volta non parla nessuno, neanche Drake.
Le navi della Marina stanno muovendosi per intercettare il carico, non è nostro compito al momento. Il nostro obbiettivo attualmente è quello di trovare Zed e le cariche restanti, che - stando all'Intelligenze - sono state stoccate nel Dao. La Compagnia Alfa partirà per Deadwood, mentre le Compagnie Beta e Delta saranno dislocate su Heaven e Blackroak; mi coordinerò con i loro Capitani per stanare quel figlio di puttana prima che possa far partire nuovi convogli.
Nessuna domanda, nessuna battuta goliardica di alcun tipo. Il silenzio regna in quella stanza come dentro una cripta sotterranea,
Well. Ora andate a prepararvi, vi voglio pronti ed operativi agli Avenger tra un'ora.

venerdì 12 settembre 2014

a lot of rain

Accampamento militare Magnus, Aprile 2511

Il Capitano mi ha riferito che hai intenzione di ritrattare il mio rapporto, James.
Si Signore, il tuo rapporto non racconta la verità.
Le fasi finali del conflitto sono alle porte. A Serenity Valley sono schierate le ultime resistenze Indipendentiste e la Marina dell'Alleanza schiera le sue truppe. L'ultima resistenza: tenere a bada i ribelli fino all'arrivo dell'aviazione spaziale. Giorni, settimane, mesi; nessuno ha idea di quanto a lungo il nemico resisterà nè quanto tempo il Comando Centrale impiegherà a mandare il supporto.
E quale sarebbe la verità?
Che non sei un'assassino.
I due si fronteggiano ad un passo di distanza; lo sguardo fermo dell'ufficiale sbatte contro quello tremante, incerto, del soldato semplice fermo sull'attenti davanti alla sua branda di quella tenda vuota, dopo che il Tenente ha dato l'ordine di sgomberarla per dei minuti.
Quanti anni hai, Soldato Gerrard?
Venti a Maggio, Signore.
Hai una famiglia?
Nostro padre è caduto a Sturges. Nostra madre sono anni che non sta bene con la testa: a stento ci riconosce. E' ricoverata all'ospedale di Capital City.
Nostra?
Ho una sorella minore, Tenente.
E lei quanti anni ha? Cosa fa?
Sedici. A Labour Town non ci sono molte buone scuole e così abbiamo mandato anche lei a Capital City, per studiare.
Ci sono molte cose che il ragazzo omette in quel racconto, ma che si leggono sui suoi occhi tremanti, vaghi e colmi di un timore ben profondo. La paura di non tornare dalla guerra e di lasciare sua sorella senza nessun punto di riferimento soldo, la paura di non poter più badare alle onerose spese della vita scolastica lontano da casa, il timore di non poter garantire a sua madre le cure necessarie e la speranza che, un futuro, possa tornare ad essere la donna che aveva conosciuto prima della malattia. Lui tutte queste cose non le dice, cerca perfino di nasconderle mostrandosi forte e irrigidendo le spalle come se le volesse rendere più solide. L'uomo di fronte a quel ragazzo abbassa lo sguardo per una manciata di secondi, respirare a fondo ed incastrando nei polmoni il respiro più a lungo possibile. Poi solleva di nuovo la testa e le braccia, afferrando il colletto del soldato semplice ed attaccarlo con forza contro la parete alle sue spalle.
Ora tu farai quello che ti dico, Soldato Semplice Gerrard. Per prima cosa andrai dal Capitano Richard e ti farai firmare il permesso di congedo, poi andrai da tua madre con un mazzo di fiori e pregherai per lei, se credi in un qualche fottuto Dio. Infine ti trasferirai ad Horyzon e ti troverai un lavoro e con i soldi che guadagnerai, baderai alla tua famiglia. Il sussidio mensile del Governo, per la perdita di tuo padre, ti aiuterà a ricominciare.
Non voglio ritirarmi, Russell.
Le mani, aggrappate al colletto del ragazzo, fanno forza, sbattendogli le spalle alla parete con più forza.
E' esattamente quello che farai, invece. Sei troppo giovane per crepare in Guerra ed io troppo idiota se ti permetterò di uccidere un'altro dei miei uomini.
E' stato un incid..
Quello che è stato, non ti salverà dalla corte marziale, Soldato.
Ed è solo a quel punto che lascia la presa dal ragazzo e si allontana di un altro passo.
Pensa a tua sorella.
E tu, Signore?
Io ho le spalle forti. Quando ce le avrai anche tu, mi restituirai il favore.
Nessun saluto, se non un cenno semplice del capo. Da le spalle al ragazzo, avviandosi in direzione dell'uscita di quella tenda. Fuori sta piovendo, l'odore acre dello xentio che impesta l'aria è diventato un odore di fondo, al quale tutti si sono abituati. Guarda un paio di ragazzi, vicino a quella tenda. Rimpiazzi giovani, che hanno messo piede a Serenity Valley con un addestramento velocizzato e nessuna esperienza sul campo. Solo i più fortunati torneranno nelle loro case, dalle loro famiglie.
Crede che smetterà?
Uno di quei giovani soldati, azzarda una domanda, mentre indugia con un accendino scarico ed una sigaretta inumidita.
Cosa?
Di piovere, dico.
Non ne ho idea. Caso contrario, non dimenticarti dell'ombrello quando andrai lungo il fronte.
Il ragazzo ride, lentamente, facendo un cenno col gomito ad un altro ragazzo che gli sta accanto.
Simpatico, il Tenente - dice, con un'espressione sorniona e leggera di chi non ha condiviso le trincee delle campagne invernali.

 James Gerrard, 2511

mercoledì 10 settembre 2014

W for Wendy

Charleston, Luglio 2506


Lo spazioporto di Charleston, con tutti quelli della contea di Buffalo e delle contee di Greenfield, è stato riaperto al traffico navale dopo la resa del pianeta. I primi mesi del conflitto sono stati solo un freddo riscaldamento per la macchina bellica dell'Alleanza che adesso riorganizza le proprie truppe nel Dorado a partire dal pianeta verde. 

A 30 miglia ad Est di Charleston c'era l'enorme villa di un ricco proprietario terriero: una brava persona stando alle parole dei rancheri che lavoravano per lui; il problema fu che si schierò con i browncoat. Con il trattato di pace a quest'uomo gli venne confiscato ogni suo avere e così la sua villa venne riqualificata a quartier generale e sugli ettari dei campi che circondano la villa vennero allestite a campo di reclutamento ed addestramento di soldati, nonchè a spazioporto militare. 

Il sole cocente, estivo, del Dorado gli batte in testa facendo scendere sulla faccia grosse e copiose gocce di sudore. Non c'è un alito di vento quella mattina. Indosso con il completo mimetico estivo, con i gradi da Tenente appuntati sul braccio destro. Borsone ancora in spalla, sigaretta sintetica in bocca, mezza consumata. Osserva, in silenzio ed a qualche metro dalla pista sterrata circolare, le giovani reclute che percorrono di corsa il cerchio di terra.
Hai una sigaretta, Tenente?
La donna che gli si affianca, anche lei con la mimetica d'ordinanza estiva, non ha l'accento della stragrande maggioranza dei soldati che ci si aspetterebbe di trovare in un campo di Bluejacks: una parlata rapida, semplice, come quella degli autoctoni di Greenfield. Il londineer annuisce, sfila dalla giacca il pacchetto di Engine Light e l'allunga alla donna. Se la prende con calma, così che possa trovare i gradi di quella bionda: Capitano. Drake sorride.
Trovi qualcosa di divertente?
Divertente, si. - Con il capo le indica i gradi che lei ha appuntate. - Un cowboy, Capitano. Sei la prima, che vedo.
E sarà l'ultima che vedrai se mi chiami ancora una volta cowboy.
Lo fulmina con uno sguardo greve e di piombo. Il tempo che l'altro si togli l'espressione da idiota dalla faccia.
Cowgirl, al più. 
E poi strizza l'occhio, ridendo. Si accende la sigaretta, lasciando che l'uomo annaspi in qualunque considerazione gli frulli per la testa. E non parla, ridandole il fianco e riprendendo a guardare i ragazzi in allenamento. E' sempre lei che ricomincia a parlare.
Hai fatto un buon lavoro con quel pirata. Gulliver, dico bene?
Abbiamo fatto un buon lavoro, Capitano, si.
Non correggermi, Tenente: ho detto che hai fatto un buon lavoro. So quello che dico. Ho letto il resoconto del Comandante Baxter nei minimi dettagli. 
Drake a quel punto fa spallucce, senza nessuna voglia di ribattere.
Sei sempre così chiacchierone, tu?
Posso essere schietto, Capitano?
Ovviamente si.
Perchè cazzo stiamo parlando, mh?
Lei sorride, velocemente, prima di schiarirsi la voce e scuote il capo.
Probabilmente perchè dobbiamo ringraziare le Browncoats per non aver abbattuto l'Avenger che ti aveva a bordo, lungo la strada, ed averti permesso di essere qui; oppure perchè i nostri genitori hanno deciso di scopare in un preciso momento, invece che in quello dopo. Chi può dirlo, Tenente.
Mi prendi per il culo?
No, affatto. Ma mi piaci. Per questo ho appena deciso che firmerò il tuo congedo dalla Seconda Flotta ed il trasferimento nel Terzo distaccamento operativo delle Forze Speciali della Marina Alleata. Squadra Alfa, my dear: ai miei ordini diretti.
Lei sorride, lui sgrana velocemente gli occhi con espressione perplessa, colpito alle spalle da qualcosa che non si aspettava. E lei a quella faccia sorride ancora di più, vittoriosa.
Hai mezz'ora per farti assegnare una tenda e lasciare lì la tua roba; poi prenderai un fucile e l'equipaggiamento che ti farò trovare al quartier generale. Ti aspetterò all'uscita: siamo in ritardo per l'operazione.
Ma...
Ventinove minuti, Tenente Russell. Ti spiegherò per strada, e conoscerai i tuoi nuovi compagni.
Right.
Così va bene. Ed ora muovi il culo.
Willy Richard?
Wandy Richard, Russell. Ventisette...
Non ribatte ulteriormente: a gran passo si avvia in direzione della tenda di smistamento sul campo dei soldati. Ventisette minuti - quelli rimasti - durante i quali rimugina su quella Wendy Richard. Come abbia fatto a scambiare una firma, Willy con Wendy.

W. Richard & D. Russell, 2506

mercoledì 3 settembre 2014

back, black, death

Oak Town, Settembre 2516


Ha ancora in testa le immagini di qualche ora prima.
L'enorme rostro avvolto dal nero se lo vede davanti ogni volta che, allungato sulla branda della propria cabina nella Last Dance, chiude gli occhi. I motori sono stati spenti, la nave è ormeggiata al Black Oak in attesa che sorga il sole e che si abbia un riscontro preciso dei danni e dell'operatività. Nonostante le disposizioni di congedo, di riposo, a lui viene complesso; restare distesi gli rigira lo stomaco quasi di fosse ubriacato di orrore. Si siede sul bordo del letto e butta sulle mani la faccia madida di sudore.

La propria cabina è particolarmente spoglia. Nessun ornamento, nessun poster, nessuna fotografia a vista. Un tappeto per terra, poco dopo l'ingresso, sul quale sono gettati gli scarponi.
L'armadio riempito da qualche abito corer e dal completo da safari che puntualmente la sera viene lavato a mano e che nel giro di un paio d'ore è già asciutto, per merito del tessuto particolare di cui è interamente confezionato. Un'anta intera dell'armadio è completamente riempita da filtri, cartine, tabacco naturale da fumare. Al di sopra del comodino c'è il cinturone e di conseguenza le armi: il coltello, l'inseparabile revolver che - sopravvissuta alla Grande Guerra - l'accompagna sempre da anni.

All'interno del primo, ed unico, cassetto nasconde - si fa per dire - un piccolo quadernino.
Grande quanto un pugno, racchiude appunti, scarabocchi, annotazioni giornaliere (perlopiù nomi e frequenze cortex). Lo spagina velocemente, probabilmente per annotare ciò che quella notte ha visto: affinchè non se lo dimentichi, per quanto possa sembrare difficile. E mentre spagina, dal quadernino scivola fuori una vecchissima foto: un uomo, una donna, una bambina; tutti e tre in abiti eleganti. La bimba dai capelli rossi avrà forse due o tre anni, e se ne sta sulle spalle dell'uomo alto e con indosso l'alta uniforme della Marina Alleata; con un braccio regge la schiena della creaturina di fianco, con l'altro cinge i fianchi della donna al suo fianco, che ricambia quell'abbraccio. Sorridono tutti, in particolare la bimbetta che pigia forte - stropicciandolo - sul berretto del padre. Quando gira la fotografia, sul retro una scritta a penna recita:
Vinci e torna a casa. Io e mamma ti aspettiamo.
Drake resta a guardare a lungo quella foto e senza accorgersene un paio di gocce cadono su di essa. Tira sù il capo, tira sù col naso e si asciuga gli occhi. Rimette a posto la fotografia tra le pagine dell'agendina e quasi involontariamente sente il metallo freddo con cui sono state fuse le sue vecchie piastrine militari. Se le rigira tra le dita tre o quattro secondi, finchè non decide di indossarle di nuovo. Si alza dalla branda per recuperare gli abiti e gli scarponi, per poi dirigersi fuori dalla firefly. Il cavallo l'aspetta fuori.