mercoledì 3 settembre 2014

back, black, death

Oak Town, Settembre 2516


Ha ancora in testa le immagini di qualche ora prima.
L'enorme rostro avvolto dal nero se lo vede davanti ogni volta che, allungato sulla branda della propria cabina nella Last Dance, chiude gli occhi. I motori sono stati spenti, la nave è ormeggiata al Black Oak in attesa che sorga il sole e che si abbia un riscontro preciso dei danni e dell'operatività. Nonostante le disposizioni di congedo, di riposo, a lui viene complesso; restare distesi gli rigira lo stomaco quasi di fosse ubriacato di orrore. Si siede sul bordo del letto e butta sulle mani la faccia madida di sudore.

La propria cabina è particolarmente spoglia. Nessun ornamento, nessun poster, nessuna fotografia a vista. Un tappeto per terra, poco dopo l'ingresso, sul quale sono gettati gli scarponi.
L'armadio riempito da qualche abito corer e dal completo da safari che puntualmente la sera viene lavato a mano e che nel giro di un paio d'ore è già asciutto, per merito del tessuto particolare di cui è interamente confezionato. Un'anta intera dell'armadio è completamente riempita da filtri, cartine, tabacco naturale da fumare. Al di sopra del comodino c'è il cinturone e di conseguenza le armi: il coltello, l'inseparabile revolver che - sopravvissuta alla Grande Guerra - l'accompagna sempre da anni.

All'interno del primo, ed unico, cassetto nasconde - si fa per dire - un piccolo quadernino.
Grande quanto un pugno, racchiude appunti, scarabocchi, annotazioni giornaliere (perlopiù nomi e frequenze cortex). Lo spagina velocemente, probabilmente per annotare ciò che quella notte ha visto: affinchè non se lo dimentichi, per quanto possa sembrare difficile. E mentre spagina, dal quadernino scivola fuori una vecchissima foto: un uomo, una donna, una bambina; tutti e tre in abiti eleganti. La bimba dai capelli rossi avrà forse due o tre anni, e se ne sta sulle spalle dell'uomo alto e con indosso l'alta uniforme della Marina Alleata; con un braccio regge la schiena della creaturina di fianco, con l'altro cinge i fianchi della donna al suo fianco, che ricambia quell'abbraccio. Sorridono tutti, in particolare la bimbetta che pigia forte - stropicciandolo - sul berretto del padre. Quando gira la fotografia, sul retro una scritta a penna recita:
Vinci e torna a casa. Io e mamma ti aspettiamo.
Drake resta a guardare a lungo quella foto e senza accorgersene un paio di gocce cadono su di essa. Tira sù il capo, tira sù col naso e si asciuga gli occhi. Rimette a posto la fotografia tra le pagine dell'agendina e quasi involontariamente sente il metallo freddo con cui sono state fuse le sue vecchie piastrine militari. Se le rigira tra le dita tre o quattro secondi, finchè non decide di indossarle di nuovo. Si alza dalla branda per recuperare gli abiti e gli scarponi, per poi dirigersi fuori dalla firefly. Il cavallo l'aspetta fuori.

Nessun commento:

Posta un commento