Capital City, Luglio 2516
Al terzo colpo sull'uscio dell'ingresso la porta dell'appartamento viene aperto. Di fronte, oltre la porta, Susan sembra sorpresa di trovarsi davanti il suo ex marito. Sono circa le venti, lei veste con un elegante abito da sera nero, smanicato tanto da lasciar visibili le spalle ed il collo mentre invece la gonna copre le gambe slanciate della giornalista fino a metà polpaccio.
Ehi Drake. Ciao. Ehm, non pensavo passassi stasera, credevo che Helena ti avesse avvisato che stasera aveva una festa di compleanno.
Ma Drake scuote il capo, rivelando le mani che nascondevano un piccolo mazzo di fiori artificiali e che porge ad una Susan ancora più perplessa. Lei esita qualche secondo, accettando i fiori ma indecisa sul da farsi.
Si me l'aveva detto. Speravo avessi qualche minuto per parlare. Ma se stai uscendo - Drake fa un passo indietro, pronto ad una ritirata strategica preventiva - non ti faccio perdere...
No no, che stupida. - Susan scuote velocemente il capo, spostandosi dalla porta. - Entra entra.
E chiudendo la porta quando l'uomo oltrepassa l'ingresso.
Sei...sei molto bella stasera. Cos'è: un gala di beneficenza organizzato dal giornale?
Le spalle della donna sono pericolosamente tese, come se reggessero addosso un peso logorante ed allo stesso tempo pesante. Asfissiante: trattiene il respiro per molti secondi prima di trovare il coraggio di guardare gli occhi chiari dell'uomo e rispondergli.
Drake, lo so che vuoi parlare, ma prima che tu dica qualcosa, devi sapere che ho conosciuto una persona. Un uomo.
L'atmosfera gela in una frazione di secondo. Il sorriso tenuto dall'uomo fino a poco prima eclissa rapidamente, lasciando questa volta che sul suo viso ci sia un'espressione perplessa e confusa.
Non capisco. Quale uomo?
Deglutisce pesantemente, indietreggiando di un passo prima di ritornare in avanti e riacquistare la posizione perduta.
Un uomo.
Susan resta immobile, girando tra le mani quel mazzo di fiori che profumano di aromi sintetici e creati in laboratorio.
Lo conosco da un pò di tempo, Drake. Ma che importanza ha? Siamo separati da quattro anni.
Drake gira intorno nella stanza, senza riuscire a dire nulla; infila le mani nelle tasche dei pantaloni e incassa la testa tra le spalle curve. E' sempre Susan a parlare.
Ci hai voltato le spalle, ti importava solo di quella fottuta bottiglia di whiskey. Sei andato v...
Io avevo un problema Susan! - Il tono della voce si alza di diversi gradi -
Sei andato via. - Lei invece ostenta una calma apparente fin troppo costruita bene -
Ma ora sono qui, da te, da Helena. Sono qui per voi.
E l'apprezzo molto Drake. Helena ti vuole bene, ma io non...
Ci vai a letto con quest'uomo?
Drake inspira a fondo, la fissa negli occhi come se la volesse bucare con gli occhi azzurri appannati da una leggera patina cristallina ed opaca. Susan non risponde: ma abbassa lo sguardo. Drake serra la mascella e gira ancora una volta su sè stesso, con lo sguardo alto e la testa gettata all'indietro. L'unica cosa che riempie la stanza di qualche rumone sono le suole degli scarponi pesanti sul pavimento. Quando abbassa lo sguardo, trova sulla traiettoria degli occhi un vaso decorato: lo solleva lentamente, come se stesse guardando le decorazioni quel vaso; poi improvvisamente lo solleva e lo scaglia contro la parete.
Perchè!? Perchè mi fai questo, Susan!?
La voce è alta, colma di collera e una sfumatura di amarezza pesante, mentre sul viso di Susan scendono delle lacrime; quella reazione l'ha irrigidita, spaesata e spaventata. Ma non urla nè scappa: ha il controllo di guardare di nuovo negli occhi il so ex marito ed indicandogli la porta.
Và a casa, Drake.
E' questa la mia casa. Con voi.
Dopo lo scatto d'ira, i toni sono di nuovo scemati: calmi.
No.
Drake abbassa la testa, batte i piedi due volte a terra e sfila davanti alla ex moglie fermandosi solo una frazione di secondi per cercare di sollevare la testa. Ma desiste ed invece esce dall'appartamento chiudendosi la porta alle proprie spalle.
Susan, ormai sola, si piega sulle ginocchia, piangendo.
Drake, ormai solo, porta le mano sulla testa stringendola come se se la volesse staccare dalla testa.
Ma riflette: riflette che quattro anni sono difficili da recuperare. E lui sta sbagliando tutto, ancora una volta.
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