domenica 3 maggio 2015

death silence

Port Madison, Maggio 2517

Il cimitero buddista sorge ad ovest della metropoli, eretto su un altopiano collinare e dentro un grattacielo alto cinquanta piani dalle forme sottili e lineari, che riproducono quelle di una quercia. Scale mobili ruotano a spirale intorno alla struttura mentre dieci ascensori sono disposti nel cuore della struttura; le ampie vetrate rendono l'ambiente estremamente luminoso. Non si sono cadaveri dentro quella struttura, ma solamente ceneri chiuse all'interno di piccoli loculi sparsi ordinatamente tra alberi e giardini artificiali. E come per gli appartamenti di un palazzo in centro, anche qui è il conto in banca a permettere l'accesso ai piani via via sempre più alti.

Ed egli si trova al quindicesimo, nel mezzo, tra epitaffi e hololapidi di persone comuni ed anonime; solo un nome ha un significato per lui. James Russell.

Mio caro Fratello,
speravo che le precedenti lettere, nelle quali ti informavo delle precarie condizioni di salute di nostro padre, sarebbero servite a qualcosa: conosco voi due da molti anni, avete la stessa testardaggine e lo stesso orgoglio e speravo che con quelle lettere almeno tu avresti messo da parte un pò del tuo orgoglio. In questi ultimi mesi in cui gli sono stato accanto, e sono stato accanto a nostra madre, mentre il cancro ai polmoni lo consumava, ho letto nei suoi occhi il desiderio di stringerti tra le braccia e di chiederti perdono, così come ho letto il conflitto tra questo desiderio e la sua idiozia. Lui era un vecchio, con un vecchio modo di ragionare, ma tu no. Ho pianto quando nostro padre è morto: non per il ciclo purificatore di morte e rinascita, ma perchè ho capito di aver perso anche un fratello. Ti sei perso, Drake Russell, dietro il dovere e dietro la divisa: vuoi difendere il 'Verse intero, ma per prenderti cura di persone lontane stai perdendo di vista quelle che ti sono vicine. 
Michael Russell 
p.s.
Speravo almeno di vederti al funerale, con tua moglie e tua figlia. 
Ha riletto quella lettera per l'ennesima volta, soffermandosi soprattutto sulle ultime parole del fratello. E' sempre stato un buon oratore, suo fratello: non si stupisce che sia diventato un accompagnatore affermato nella Shouye. Eppure non può dire che quelle parole cariche di amarezza non siano profondamente vere. Sapeva della malattia del padre e sapeva che sarebbe dovuto partire per una lunga missione nello spazio; avrebbe dovuto trovare il tempo per saldare quel debito. Aiutare suo padre a saldarlo verso di lui. Tira sù col naso e si stropiccia gli occhi, ma trovandoli stranamente aridi; se ne rattrista.
Finalmente hai trovato pace.
E' una conclusione, un sipario. La consapevolezza che non ritornerà più davanti a quella lapide. Perdonare è qualcosa che ha sempre trovato difficile da fare.

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